Pare che mangiare una salsiccia o una scatoletta di carne equivalga a fumarsi un pacchetto di sigarette al giorno o ad avere un tetto di amianto sulla testa. In altre parole, le carni trasformate si trovano, per l’ennesima volta, nel mirino della ricerca, e questa è la volta del “rischio cancro”.
Il fatto è che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS ha preso la decisione, dopo un’attenta revisione, d’inserire le ‘processed meat’ (carni lavorate) nel gruppo delle carni cancerogene, riservando invece alle carni rosse una più ‘accomodante’ definizione: ‘probabilmente cancerogene’.
La decisione, anticipata nei giorni scorsi, è stata presa da un team di 22 ricercatori di 10 paesi dopo una revisione di circa 800 studi pubblicati negli anni sulla questione, che hanno analizzato la relazione tra questi alimenti e 15 tipi di cancro diversi. Particolarmente severo è stato il giudizio sulla carne lavorata, che secondo la definizione dell’IARC è ”la carne che è stata trasformata mediante salatura o altri processi”. Il gruppo di lavoro ha classificato il consumo di carne lavorata nel gruppo 1 in base a una ”evidenza sufficiente per il tumore colorettale” – ha concluso il panel di esperti. Inoltre è stata trovata una associazione tra consumo di carni trasformate e tumore allo stomaco. La possibilità di errore non può invece essere esclusa con lo stesso grado di confidenza per il consumo di carne rossa”.
Rilevata comunque un’associazione tra consumo di questo tipo di carne e maggior rischio per 3 tipi di tumore: al colon, al pancreas e alla prostata. Ed ancora: per quanto riguarda la carne lavorata gli esperti hanno calcolato che una porzione di 50 grammi al giorno di carne trattata corrisponde a un maggior rischio di tumore del colon-retto del 18%. Per la carne rossa, si legge nel documento pubblicato su Lancet Oncology, il rischio aumenterebbe del 17% ogni 100 grammi, anche se gli esperti si riservano un margine di dubbio.
Il punto è che la decisione OMS-IARC, come cera d’aspettarsi, sta impazzando sui media e tutti hanno da dire, oncologi in primis, ma anche produttori e industriali.
In proposito Umberto Veronesi rileva che tale studio non coglie di sorpresa e afferma che, ”il consumo di carne andrebbe eliminato del tutto, per motivi etici ed ambientali”, mentre il presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Carmine Pinto rileva come la decisione dell’Oms rappresenti un invito a tornare alla Dieta Mediterranea.
Insorge invece il Codacons, che ha presentato un’istanza urgente al Ministero della Salute e un esposto al Pm di Torino Raffaele Guariniello, affinché siano valutate misure a tutela della salute umana, compresa la sospensione della vendita di tali prodotti.
Ma l’allarmismo è fuori luogo, secondo Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare e amministratore delegato di INALCA (l’industria italiana di macellazione controllata del gruppo Cremonini per la produzione di carni bovine) l’Italia è ”fuori dall’allarme lanciato dall’OMS in merito alle carni lavorate, considerate cancerogene, e a quelle rosse, perché si parla di quantità e qualità che non sono quelle che caratterizzano le carni italiane” .
E ancora ”no agli allarmismi, viva la ciccia” è la reazione di Dario Cecchini, il macellaio-poeta diventato simbolo della riscossa della carne anche in altri momenti critici per i consumi di carne.
Intanto, il ministero della Salute ha già chiesto il parere del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare, mentre il Pd e il M5S chiedono al ministro Beatrice Lorenzin di riferire alla Camera sulla questione. Anche la Commissione europea fa sapere che ”esaminerà con grande attenzione” lo studio dell’OMS.